L’uomo dal fiore in bocca

L'uomo dal fiore in bocca 2Cimentarsi con L.Pirandello è stata una bella sfida. Innamorato di questo testo da quando durante i suoi studi teatrali, gli viene proposto da Federico Grassi, di fare l’avventore, le parole di questa piecé sono risuonate nell’animo di Andrea.

Così dopo anni ha deciso di vestire i panni dell’uomo dal fiore in bocca, di cucirci  sopra uno spettacolo che parla di vita, quella vera. un testo che cresce con la maturità artistica e umana di chi lo porta in scena

Il protagonista, seduto al tavolino di un caffè notturno di un piccolo paesino, racconta ad un anonimo avventore di avere appena scoperto di esser vittima di un “epitelioma”: il suo nome è più dolce di una caramella, e ben si adatterebbe ad un fiore, ma si tratta di un fiore maligno, un tumore che gli è spuntato su un labbro e che lo costringe a pochi mesi di vita. Invece di abbandonarsi allo sconforto, da questo momento egli ha deciso di cambiare il suo comportamento, il suo modo di vedere il mondo, di osservare la propria vita e quella degli altri. Questi momenti saranno gli ultimi che egli potrà godere, e per questo sono divenuti tutti incomparabilmente preziosi ed importanti.

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“Mi lasci dire ! Se la morte, signor mio, fosse come uno di quegli insetti strani, schifosi, che qualcuno inopinatamente ci scopre addosso… Lei passa per via; un altro passante, all’improvviso, lo ferma e, cauto, con due dita protese le dice: “Scusi, permette? lei, egregio signore, ci ha la morte addosso “. E con quelle due dita protese, la piglia e butta via… Sarebbe magnifica! Ma la morte non è come uno di questi insetti schifosi. Tanti che passeggiano disinvolti e alieni, forse ce l’hanno addosso; nessuno la vede; ed essi pensano quieti e tranquilli a ciò che faranno domani e doman l’altro.”

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