“Due destini
È difficile descrivere un’emozione, così come è difficile raccontare due vite così diverse come quelle di una bimba nata in Europa e di un bimbo nato in Africa. Eppure Andrea Gosetti ci è riuscito, evocando due infanzie e due adolescenze diverse ma unite da un filo rosso impalpabile ma esistente, che alla fine le riunirà. Il filo rosso è il rapporto di ognuno di loro con la loro madre, e con la vita.
Il testo originario, in un libro dalla stesso titolo, racconta le storie dei due ragazzi mentre crescono, ma Gosetti dà letteralmente vita alle loro ansie e ai loro pensieri fin da quando, in utero, comprendono quello che sta succedendo alle loro madri e cercano di comunicare con loro, sia (per Rosa) le aspettative e poi i racconti di quanto capita nella sua vita, le sue speranze e le sue scelte, sia (per Meskerem) le paure in utero, poi il dolore per la perdita della madre e poi il racconto delle speranze e delle gioie che incontra nella vita. Ma la cosa eccezionale non è la storia, ma il modo di Andrea per raccontarla, interpretando ambedue i personaggi con l’aiuto di una scena scarna fatta di un albero nudo e dai suoni evocativi di strumenti naturali. Vediamo passo dopo passo i due personaggi vivere nel corpo e nella voce di Andrea, appollaiato su una sedia e voltato ora da una parte ora dall’altra.
Andrea è ben riuscito a raccontare queste due vite diverse ed alla fine unite, ma per me sarà impossibile descrivere l’emozione che ha suscitato il suo spettacolo. Io, che faccio il medico, le madri in Africa le ho viste morire davvero, non in scena, e non ho mai pianto. O, se ho pianto, è stato per rabbia, rabbia di non essere riuscita ad evitarne la morte, e comunque dopo, a casa, mai in pubblico.
Ma in quel teatro, al racconto della vita di Rosa e Meskerem, ho iniziato a piangere, travolta dalla tangibilità dell’ingiustizia a causa della quale un bimbo nasce praticamente orfano, perché sua madre muore nel darlo alla luce. E Andrea ha reso magnificamente questa ingiustizia, scolpendola con il suo corpo duttile ed espressivo, con la sua voce ora tenera, ora tremante, ora esigente, ora innamorata.
Questo è uno dei tanti miracoli del teatro. Un miracolo infinitamente più importante sarebbe se sempre meno madri morissero nel dare alla luce i loro bambini, e se, dopo averli messi al mondo avessero la possibilità di nutrirli per farli crescere sani.
Il lavoro di Gosetti ha reso e rende continuamente più vicino questo “miracolo”. Grazie, a nome di tutte le madri che verranno”
Msgana